E’ un mondo eterogeneo quello degli OU, sestetto romano legato a un’idea di scrittura che recupera il “rock in opposition” e la tradizione del jazz europeo per trasporre il tutto in un territorio di confine dove polifonie vocali, fado orchestrazioni bandistiche e brevi non-sense sonori  si integrano in modo armonico ed efficace. Con ironia e spirito critico “Pisces Crisis” getta l’occhio sul presente e in un certo qual modo se ne tiene a distanza, comunicando tutta la frustrazione di dover ricollocare uno spirito battagliero da Liberation Orchestra nei tempi di Twitter  e cercando vie di fuga affidandosi alla fantasia, al di là delle coordinate geografiche (l’album è cantato in cinque lingue diverse, italiano, inglese, portoghese, sardo, spagnolo).

Argomentazioni che in questi nostri tempi “liquidi” potrebbero suonare desuete come la “canzone politica”, eppure funzionano, cogliendo il centro.

Massimiliano Busti